Zero

Lo Zero viene dopo l'Anno Zero. Gli antichi non possedevano la cifra che rappresenta il posto vuoto di qualsiasi numero.

Mentre i nomi di tutti gli altri numeri ci derivano dal latino (UNUS, DUUS, TRES, QUATTUOR, QUINQUE, SEX, SEPTEM, OCTO, NOUEM, DEKEM), il nome dello zero ci deriva dall'arabo zifr, da cui proviene anche la parola che significa qualsiasi numero: cifra.

Lo Zero fu introdotto in Europa dal matematico e viaggiatore pisano Leonardo Fibonacci, che all'inizio del XIII secolo scrisse un libro (il Liber Abaci) in cui si insegnava secondo il metodo degli arabi a fare i conti senza il pallottoliere, cioè con la carta e la penna. Da questo libro ci provengono anche le parole arabe algebra e algoritmo.

Grazie allo Zero (e all'algebra), la Toscana del XIII secolo divenne la culla della finanza internazionale. Nel 1252 la città di Firenze coniò la prima moneta europea a parità aurea (il Fiorino d'oro), il cui valore nominale equivaleva, cioè, a quello del metallo che vi era contenuto. Fino a quel momento, e dai tempi della caduta dell'Impero Romano (476 d.C.), le monete europee avevano misurato il loro valore in rapporto alle monete arabe o bizantine (le sole coniate in oro); da quel momento in poi, la finanza europea si rese nuovamente indipendente dal mondo orientale.

Graficamente lo Zero è rappresentato da un cerchio, che racchiude la cavità del vuoto, il nulla (o il tutto) originario. La proprietà del cerchio è di finire dove comincia. Non ha lati, o ne ha infiniti. Come lo Zero, è tondo il mondo, la testa dell'uomo, l'uovo, l'occhio, l'ano e tutte le cose circolari o cave. Alla parola zero rassomiglia nero, cioè l'assenza di ogni colore.

Lo Zero è il femmineo/androgino originario: non tanto la femmina, quanto la madre del maschio e della femmina.